"Donne sul podio i Paesi del Nord più egualitari dell'Italia"

La Republica Milano

Luigi Di Fronzo

È il volto musicale perfetto per dare enfasi alle parole del sovrintendente scaligero Dominique Meyer, che ha appena lanciato l’idea di rendere il teatro più inclusivo alle donne con una maggiore equità di genere quanto a salari, trattamento professionale e presenze femminili sul palcoscenico. Anche perché Susanna Mälkki, 52enne finlandese che stasera alle 20 sarà sul podio dell’orchestra per un concerto in diretta streaming (collegamento su sito ufficiale, Facebook e YouTube) è fra le più accreditate nella ristretta pattuglia di bacchette-donne internazionali. Nel 2006 si conquistò la fiducia di Pierre Boulez, che la mise alla testa dell’autorevole Ensemble InterContemporain come attestato del suo tenace attivismo nell’avanguardia. Poi la carriera l’ha portata ai vertici di grandi istituzioni mondiali come la Filarmonica di Helsinki (2016) e quella di Los Angeles (2017). Ma già nel 2011 aveva sfidato i pregiudizi dirigendo un’opera alla Scala, prima donna nella sua lunga storia bicentenaria: Quartett di Francesconi. E in quell’occasione aveva detto che si trattava di «un debutto di grande valore simbolico» anche se per colmare i ritardi nella rarità di genere c’era bisogno di «tempo e determinazione».

Mälkki, cosa pensa delle parole di Meyer per colmare il gender gap scaligero?

«Tutti i protocolli che prevedono consapevolezza di rispetto, gentilezza e pari opportunità sono più che benvenuti, anzi addirittura necessari. Meyer è molto saggio a parlarne. E una questione estremamente importante ed è giusto che venga affrontata anche dagli uomini, non solo dalle donne come spesso in passato. Personalmente non mi è mai piaciuto che il mondo fosse`o-o’, proprio in nessuna materia: viviamo su questa terra insieme e siamo così fortunati ad averci vicini l’uno con l’altro».

C’è un’attenzione diversa alle donne che lavorano in teatro nelle città dove lei ha lavorato a lungo come Helsinki, Lisbona e Los Angeles?

«Luoghi e culture sono sempre differenti, ma in tutte queste tre città ho vissuto esperienze estremamente belle e piacevoli. Certo, per ragioni storiche la Finlandia è sempre stata più egualitaria di altri paesi meridionali, ma direi che il cambiamento principale e globale nella musica è iniziato quando le donne sono state accettate come membri nelle orchestre. E da quel che vedo ogni giorno, quando lavoriamo insieme fra colleghi tutto diventa più naturale e alla fine non c’è nemmeno il bisogno di pensarci».

Ci sono stati cambiamenti più decisi negli ultimi anni perle donne sul podio?

«Sì, si è verificata un’evoluzione più spinta, soprattutto nell’ambito dei media. I professionisti erano già all’altezza anni fa, poi anche il pubblico lo è stato sempre di più, ma ancora di recente sui giornali si potevano incrociare commenti che rivelavano chiaramente una resistenza molto forte. La prossima sfida per la classica sarà fare attenzione che tutto questo non venga banalmente commercializzato, alimentando un business dell’intrattenimento al femminile».

Lei ha mai sofferto personalmente di pregiudizi e veleni nell’ambiente musicale?

«Sfortunatamente sì. Ci sono state situazioni di cattiva volontà e mancanza di rispetto che non credo di essermi meritata, con un comportamento che definirei inaccettabile. Sappiamo tutti che spesso esiste un doppio standard di valutazione quando si parla di uomini e donne, ma ormai le cose stanno cambiando e sono ottimista per il futuro».

Stavolta le tocca un programma moderno e romantico, ma lei ha già detto che tornerebbe nuovamente con un’opera.

«Già, per stasera ho scelto la Serenata di Strauss, Ma mère l’Oye di Ravel e la Sinfonia n.l di Beethoven, ma il sogno più grande sarebbe dirigere un’opera di Verdi. Una sfida immensa, perché la Scala è la sua casa, e con l’istinto drammatico fantastico di questa orchestra verrebbe fuori qualcosa di incredibile».